2022 | UN ANNO…IN DANCE
La prima volta che ho fatto un riassunto dell’anno, più che altro come classifica, è stata nell’annata 1989/1990, da ascoltatore. Tanti altri ne ho fatti invece da addetto ai lavori, questo del 2022 è l’ennesimo ma per fortuna l’entusiasmo non è mai diminuito, anzi, quando arriva questo periodo dell’anno la voglia di fare un bilancio di quello che si è ascoltato e ballato è sempre tanta. Cosa dire allora di questi ultimi dodici mesi di dance? Come sempre non sarà facile districarsi tra la miriade di titoli, hit o presunte tali, ma ci proverò. Partiamo da un presupposto, una costante degli ultimi anni più che altro, la quantità non è mancata, magari non sempre accompagnata dalla qualità ma di sicuro le nostre orecchie ‘assetate’ di cassa in 4/4 non si sono annoiate. Partiamo dai ‘campioni d’incasso’ in assoluto, tracce partite dai club come outsider ma che si sono poi rivelate autentiche riempipista, per rispolverare un termine di moda qualche tempo fa. “Do It To It” dell’americano Acraze e “Ferrari” dell’inglese James Hype, non c’è alcun dubbio, hanno distanziato parecchio gli altri antagonisti. Il primo nel periodo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, il secondo in piena primavera/estate. Curiosamente, entrambi hanno utilizzato dei sample di due pezzi degli anni duemila, uno vocale della girl-band Cherish, l’omonimo “Do It To It” del 2006, l’altro un riff di “I Need A Girl” del celebre P.Diddy, uscito nel 2002.
Idee semplici ma vincenti, a conferma che quando il sample viene ripreso con criterio, i risultati arrivano. A proposito di remake, hanno abbondato anche quelli di successi degli anni novanta, visti i grandi risultati di Topic e Robin Schulz con “In Your Arms”, che ha riportato al successo l’indimenticato inno di Paul Van Dyk, “For An Angel”, del 1998, oppure “I’m Good” di David Guetta con la voce di Bebe Rexha, costruito sul ritornello di “Blue” degli Eiffel 65. Spunti novantici sono arrivati anche da Alok, che in estate è arrivato in cima alle classifiche con una sorta di mashup ben riuscito tra “The Bomb” dei The Bucketheads e “Gipsy Woman” di Crystal Waters ma anche in autunno con “All By Myself”, insieme a Sigala e con la voce di Ellie Goulding, capace di far riapprezzare l’immortale riff di “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode. Anche gli anni ottanta sono stati un ‘serbatoio’ di idee per alcuni dei successi di quest’anno, a partire dallo stile italo-disco di Kungs, che si conferma con “Lipstick” e soprattutto con “Clap Your Hands”, un remake di “Happy Song” della Baby’s Gang, anno 1983, entrambi contenuti nel suo album “Club Azur”, uscito a marzo.
Sulla stessa scia il duo italiano dei Mind Enterprises, bravo a far riscoprire al grande pubblico con lo stesso mood il brano omonimo di Shirley Ellis, in origine uscito nel 1965. Impossibile poi non menzionare l’italiano Raffa Fl e la sua “Ritmo”, questa volta ad essere ‘saccheggiata’ è stata “La Colegiala”, brano già ballatissimo negli anni ottanta grazie alla versione di Gary Low. Poteva poi mancare Purple Disco Machine? No, non poteva, e difatti il produttore di Dresda si è fatto notare anche quest’anno con tante produzioni e remix, tra cui “In The Dark”, “Rise” e la sua versione di “About Damn Time” di Lizzo, che nella versione originale è stata anche il brano più trasmesso dalle radio italiane nell’intero anno. Molto bene anche Sophie And The Giants, che con “Golden Nights”, insieme a Benny Benassi e Dardust e “We Own The Night”, si è confermata una bella realtà per quanto riguarda il genere pop/dance. Tornando poi all’hit-maker David Guetta, come da tradizione l’annata è stata caratterizzata da tantissime sue produzioni, la maggior parte con artisti già affermati della scena dance mondiale, come Becky Hill e Ella Henderson per “Crazy What Love Can Do” e i Black Eyed Peas, per “Don’t You Worry”, con cui ha riproposto il mood che aveva reso famosa “I Got Feeling” diversi anni fa.
Buona annata anche per Joel Corry, che si è confermato con diverse produzioni dall’ottimo riscontro, tra cui “History”, “The Parade” e la recente “Lionheart (Fearless)”, insieme a Tom Grennan. Ottime collaborazioni anche quelle tra Alesso e Katy Perry con “When I’m Gone”, numero uno a inizio anno, il trio italiano Meduza che dopo aver addirittura partecipato a Sanremo (come ospiti) insieme ad Hozier con “Tell It To My Heart”, hanno bissato il successo con “Bad Memories”, in collaborazione con James Carter, Elley Duhe’ e Fastboy e, come remixer, con “Tell Me Why” dei Supermode. Grandissimo (e gradito) ritorno invece, con album, per i pluridecorati Swedish House Mafia, “Paradise Again” è uscito ad aprile e i singoli estratti “Redlight” (con Sting) e “Heaven Takes You Home” hanno fatto la loro ottima figura nella classifiche e airplay radiofonici, in aggiunta alla collaborazione con The Weeknd per “Sacrifice”. Un’altra big riapparsa nel 2022 a livello discografico è stata Beyoncé, regalandoci sia la bellissima “Break My Soul”, dai chiari riferimenti anni novanta, nello specifico “Show Me Love” di Robin S, che l’album “Renaissance”.
Grandi successi ‘Made In Uk’ sono stati anche “Afraid To Feel”, del duo Lf System, che ha stazionato al numero uno della classifica ufficiale per ben otto settimane consecutive con le sue atmosfere anni settanta, Eliza Rose con “B.O.T.A (Baddest Of Them All)”, riportando al numero uno della chart britannica una dj donna, ventidue anni dopo “It Feels So Good” di Sonique, del 2000, e il fenomeno Fred Again, che con la sua dance elettronica ha spadroneggiato, soprattutto per merito di “Lights Out”, “Delilah” e “Turn On The Lights”. Spazio (per fortuna) anche a suoni un po’ trance, con il meritato successo di “Piece Of Art” di Kryder, “Dance With Me” di Kevin De Vries, vero inno dell’edizione di quest’anno del Tomorrowland e “Running” di Anyma, metà del duo Tales Of Us e forte del successo dell’originale “Running Up That Hill” nella fortunata quarta stagione della serie tv “Stranger Things”. Che dire poi del trend legato alla maggiore velocità di alcuni pezzi in termini di bpm, a partire da “Miss You” di Oliver Tree e Robin Schulz? Dissidi a parte con Southstar, che ritiene (giustamente?) di essere stato colui che avuto l’idea originale di remixare con questo mood “Jerk” dello stesso Oliver Tree, speriamo che questo stile (ri)diventi una parte sostanziale di quello che ascolteremo e balleremo nei prossimi mesi, strizzando l’occhio a suoni e ritmi sostenuti degli anni novanta.
Giusto per non dimenticare nulla, anche una citazione veloce per altri dischi che hanno ottenuto buoni riscontri, “Don’t Forget My Love” di Diplo, “1×1” dei Galantis, “Where Do You Go” di Jax Jones con la voce di Mnek, “Move Your Body” di Ownboss e Sevek, “La Danza” di John Summit, “We Don’t Need” di Piero Pirupa, “Temptation” di Bakermat e “21 Reasons” di Nathan Dawe con Ella Henderson, “Hot In It” di Tiesto e Charli XCX, “Unholy” di Sam Smith e Kim Petras, sia nel remix di Acraze che in quello dei Disclosure. Qual è quindi il bilancio di questo 2022?Con i tempi difficili e caotici che viviamo, la musica rimane una grande ancora di salvezza, e la dance, nello specifico che ci riguarda, ancora di più. Il mio giudizio quindi non può che essere positivo, soprattutto rileggendo la grande quantità di titoli che ho scritto in questo articolo. Poi, la recente notizia che la dance, almeno in Gran Bretagna, è il secondo genere musicale più ascoltato, mi fa di sicuro ben sperare per il futuro. A questo proposito, per concludere, altri successi ci aspettano nel 2023, e per non perdere il vizio, ve ne indico un paio che troveremo di certo ai primi posti delle classifiche, “Serotonin Moonbeams” di The Blessed Madonna e “Strong” di Romy & Fred Again. Buone feste…da Lukagee!