Il revival anni novanta, nell’ultimo decennio, è stato ben presente nella scena musicale, con remake di dischi noti e non, feste a tema, programmi radiofonici e pagine dedicate sui social.
Anche troppo, inutile negarlo.
Perché molte volte è un semplice modo di richiamare gli appassionati di quel decennio ma senza un reale “costrutto”. Troppo facile così, e anche un po’ triste sinceramente. Chi scrive ha narrato la dance anni novanta in tre libri ma non è un nostalgico, anzi.
Però apprezzo chi, con qualità, cerca di dare un volto nuovo a qualcosa che ha fatto la storia, e Pete Tong, guru della dance europea (soprattutto in quegli anni) grazie alla sua attività di dj e speaker su BBC Radio 1, ci è riuscito pienamente.
La sua idea è stata quella di rivisitare alcuni classici di Ibiza (ma non solo), otto per la precisione, con la collaborazione dei produttori e cantanti più noti del momento, e ovviamente insieme alla Heritage Orchestra di Jules Buckley, con cui aveva già prodotto un album nel 2016, “Classic House”, arrivato alla posizione numero degli album in Uk. Vediamo invece cosa ci riserva questo “Pete Tong + Friends: Ibiza Classics”.
“Hideaway” – Una partenza col botto, perché il disco originale del 1995, reso celebre nell’estate di quell’anno dal fantastico remix dei Deep Dish, è uno dei più belli dell’album grazie alla bella interpretazione di Vula e ai suoni di Daniele Pearce, meglio conosciuto come Eats Everything.
“Ghosts” – Composta in origine nel 1993 come parte della colonna sonora di “Flesh And Bone”, film con protagonisti Meg Ryan e Dennis Quaid, rivive qui nella versione ad opera di Kölsch, ispirato come non mai e capace di produrre una traccia emozionante, nello stile che l’ha reso famoso.
“Time” – Si continua con le colonne sonore, e questa volta tocca alla splendida “Time”, composta da Hans Zimmer e facente parte di “Inception”, thriller fantascientifico del 2010. Anche qui atmosfere e suoni da brivido, grazie a due italiani, i Tale Of Us, che confermano il loro successo internazionale.
“Out Of The Blue” – Con un produttore come Franky Wah, tra i più forti del momento in Uk, non poteva mancare una rivisitazione di un classico della trance, in questo caso del pezzo di Ferry Corsten e del suo progetto System F. Uscito nel 1998, il suo arpeggio risuona ancora attuale.
“Love Can’t Turn Around” – Uno dei brani già molto programmati in radio, va a ripescare uno dei primi dischi house della storia (1986), prodotto da Farley Jackmaster Funk e Jesse Saunders, con la voce del compianto Darryl Pandy. Stesso fascino dell’originale, con la produzione di Riton e la voce di Vula.
“When We Move” – Qui il buon Pete Tong si autocelebra, giustamente, e propone una traccia inedita ma con chiari riferimenti agli anni novanta, che ben si presta ad una uscita come singolo. Ai suoni di nuovo il danese Kölsch e alla voce Elderbrook, un vero talento della musica contemporanea.
“Age Of Love” – Un periodo fortunato per questo brano, riconosciuto da molti come il primo del genere trance della storia. Oltre al remix prodotto da Charlotte De Witte ed Enrico Sangiuliano ecco questo ad opera degli Artbat, a mio parere ancora più bello e rispettoso dell’originale.
“You Got The Love” – Non poteva non esserci una chiusura da ricordare, e non esisteva miglior modo nel farlo con il brano storico dei The Source e Candi Staton, in questo caso reinterpretato magistralmente dalla miglior voce del momento, quella di Becky Hill, per giunta in versione live.
In definitiva un album fantastico e che vale davvero la pena ascoltare, soprattutto se acquistato in vinile, disponibile su etichetta Ministry Of Sound.
Nell’attesa di un seguito, che sicuramente arriverà, non si possono non fare i complimenti a Pete Tong, ancora una volta capace di stupire, con una operazione che valorizza davvero il passato e lo ripropone in versione moderna, con grande cura e qualità. Un vero regalo di Natale in musica per tutti gli appassionati!
Luca “Lukagee” Giampetruzzi
Written by LUKAGEE
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