“WALKERWORLD” | IL NUOVO ALBUM DI ALAN WALKER
Alan Walker, dj norvegese dal volto mezzo coperto, è sicuramente uno tra gli artisti più apprezzati del momento. Arrivato in breve al grande successo, fin da subito si è contraddistinto grazie ad una sua particolare abilità: quella di saper unire la musica elettronica con le ballad pop contemporanee.
Infatti, già le sue prime produzioni erano dei brani allo stesso momento lenti e movimentati, dolci ed aggressivi, grazie alla sua capacità di saper coniugare gli opposti. Insomma, erano canzoni che potevano essere apprezzate non solo dagli appassionati di musica dance, ma anche da chi disprezza questo genere musicale. Un’idea che sicuramente in quel momento appariva innovativa che, con il suo primo singolo di successo chiamato “Faded” pubblicato 7 anni fa, ha portato un po’ di freschezza nel panorama EDM attuale.
La peculiare fusione di generi che caratterizza la sua musica è stata mantenuta in molte sue produzioni, senza introdurre nessuna novità. Inoltre, per continuare a restare sempre sulla cresta dell’onda, l’artista ha iniziato ad adattarsi alle tendenze del momento puntando sulla quantità dei brani prodotti rispetto alla loro qualità che, a mio avviso, è iniziata a scemare per due motivi:
- l’abuso della tecnica del sample, ovvero quella di riprendere delle melodie da brani già esistenti;
- qualità sonora abbastanza carente.
Per i motivi su esposti, quando ho saputo dell’uscita del suo terzo album “Walkerworld”, sono partito un po’ prevenuto e con delle basse aspettative. Ho sempre considerato Alan Walker un po’ sopravvalutato, nonostante abbia realizzato alcuni brani di mio gradimento, e quindi pensavo che questo disco sarebbe stato la solita solfa ma, fortunatamente, mi sono dovuto ricredere. L’album scorre velocemente e, nonostante presenti all’inizio qualche traccia nel suo classico stile, è ricco di pezzi inaspettati.
Di certo non stiamo parlando di un progetto rivoluzionario o indimenticabile, ma sicuramente questo disco rappresenta un’evoluzione artistica per il norvegese Alan Walker ed anche chi ha smesso di seguirlo, o non si è mai appassionato alla sua musica, potrà rimanere stupito. Suggerisco però di addentrarsi bene all’ascolto dell’intero album senza fermarsi all’incipit dove, esclusa la traccia d’apertura, troviamo gli unici due brani prevedibili.
Il disco è un insieme di canzoni dove l’artista fuoriesce dal suo stile sperimentando con la musica Dance e realizzando una serie di pezzi mainstream tutti diversi tra di loro. Sia ben chiaro, non siamo di fronte ad un capolavoro: nessun pezzo è memorabile, ma tutti i brani del disco sono sicuramente piacevoli. Queste tracce rappresentano qualcosa di diverso e decisamente apprezzabile soltanto se le mettiamo a confronto con le precedenti produzioni dell’artista, ma, se paragoniamo ogni singolo brano di questo disco con i brani Pop Dance più ascoltati del momento, è facile constatare che non c’è nessuna canzone che potenzialmente potrebbe distinguersi.
Ma adesso passiamo alla consueta analisi Track by Track dell’album “Walkerworld”.
1. Welcome To Walkerworld (2:48) = Il disco si apre con una traccia che al primo ascolto mi ha spiazzato perchè si tratta di un pezzo che si distacca molto dalle precedenti canzoni dell’artista. Un brano d’atmosfera, sembra quasi la colonna sonora di un film, che solo nel finale sfocia in un pezzo EDM. Come introduzione l’ho trovata molto interessante, un’ottima apertura che crea delle alte aspettative che purtroppo resteranno in parte deluse. Ci si aspetta tanto dall’intero progetto, perché l’incipit dà la sensazione di essere di fronte ad un disco con canzoni diverse non solo da ciò che ha rilasciato fino ad ora il dj norvegese, ma anche da tutta la musica attuale trasmessa in radio. Ma, come vi ho già anticipato, tolte le due tracce successive, tutti gli altri brani del disco sono innovativi soltanto se paragonati alle sue precedenti produzioni, ma non rispetto all’intero panorama musicale attuale: un bel disco ma non un capolavoro. A parte le aspettative alte che suscita l’ascolto di questo primo brano, devo ammettere che, alla fine, non sono rimasto molto deluso e questo perché speravo solo di non sentire dei pezzi nel suo classico stile e fortunatamente questa mia speranza è stata esaudita.
2. Heart over Mind (3:11) = Questo brano e il successivo sono quelli che mi hanno convinto di meno di tutto il disco. Nell’insieme tutti i pezzi di questo album sono piacevoli, ma dopo la particolare ed insolita apertura, ritrovarsi di fronte a due canzoni piuttosto banali è stato un pò deludente. Tra i due, questa canzone è sicuramente migliore della successiva perché è un pezzo Easy Listening molto allegro con una buona ritmica presente in tutta la sua durata. E’ un buon brano Pop Elettronico che non presenta nulla di nuovo, però è abbastanza scorrevole.
3. Spectre 2.0 (2:58) = Come già anticipato, questo è il brano che ho trovato meno convincente di tutto l’album.Il pezzo è realizzato insieme a Steve Aoki, uno tra i dj più conosciuti in tutto il mondo, e non è la prima volta che questi due artisti collaborano insieme. Non è che sia una canzone malriuscita, ma mi ha deluso perché mi è sembrata una copia della loro precedente collaborazione di 4 anni fa. Le uniche differenze è che qui troviamo una voce maschile e che nelle strofe manca la parte ritmica, ma sento veramente poco lo stile di Steve Aoki e nel complesso il pezzo passa inosservato. Insomma, non è una brutta canzone, ma, considerando il precedente brano realizzato insieme, mi aspettavo molto di più.
4. Better off Alone (2:33) = La quarta traccia, come già suggerisce il titolo, è una cover del successone Trance degli Alice Deejay del 1997 e sicuramente vi ricorderete molto bene di questa melodia perché è stata utilizzata da David Guetta nella sua hit planetaria “Play Hard” con Ne-Yo e Akon di 10 anni fa. Anche questa è una collaborazione con un importante dj: l’olandese Dash Berlin, diventato noto per i suoi innumerevoli remix per star del Pop contemporaneo. Chiaramente, essendo un rifacimento di uno dei pezzi più campionati nella musica EDM, la versione originale non è stata del tutto stravolta. Si tratta comunque di un’interessante rilettura molto contemporanea e radiofonica con anche l’aggiunta di una strofa inedita. Vedo in questa cover delle alte possibilità per funzionare bene in piattaforme come TikTok e questo potrebbe far scoprire la versione originale alla nuova generazione e riportarla al grande successo, considerando che molti brani passati, grazie a questa applicazione, stanno avendo una seconda vita.
5. Endless Summer (3:09) = Rallentiamo un po’ il ritmo con questa canzone che vagamente può ricordate “Love Generation”, famosissimo brano di Bob Sinclar del 2005. Una produzione molto leggera ed estiva, del resto il brano si chiama proprio “Estate Infinita”. Pezzo molto radiofonico con una base che unisce strumenti reali con il digitale e che mette in risalto l’interpretazione vocale dell’inglese Zak Abel, un cantautore di musica Pop. Una canzone molto mainstream che ha tutte le carte in regola per diventare una hit di successo. Inoltre, nonostante il brano sia stato costruito per mettere l’interprete a suo agio, questo pezzo è un’unione ben riuscita tra lo stile del cantautore e quello del norvegese Alan Walker.
6. Hero (2:57) = Qui troviamo un’intrigante voce femminile unita ad un accompagnamento musicale molto particolare. E’ uno dei brani che si distinguono maggiormente, dove l’autore ha osato di più. La base in realtà è molto soft, ma, grazie al tipo di sonorità utilizzate ed alla melodia creata, sembra quasi un brano Progressive House. Qui ci vedo il potenziale per poter realizzare una versione più melodica e spinta che potrebbe diventare una canzone adatta per un festival.Già di partenza però è uno tra i pezzi più interessanti dell’artista, gli manca soltanto quel tiro in più che potrebbe dargli anche un altro dj realizzando un remix.
7. Born To Ride (2:45) = Di sicuro questo è il brano più radiofonico ed insolito di tutto il disco. E’ un pezzo che unisce tanti generi musicali: ha la struttura di una canzone Pop, delle influenze Trap ed anche una chitarra amplificata nel ritornello che può vagamente ricordare la musica Rock. Qui, infatti, si è puntato di più sull’arrangiamento piuttosto che nel valorizzare l’interpretazione vocale dell’interprete la quale, comunque, non passa affatto in secondo piano. Per quanto riguarda la canzone invece, forse non è tra le più riuscite, però è da apprezzare il fatto che l’autore abbia cercato di unire insieme tre stili musicali differenti. E’ anche interessante l’effetto vocale presente dopo il ritornello dove è stata presa una piccola parte della registrazione vocale e modificata dandogli diverse intonazioni con lo scopo di riprodurre delle note ben precise.
8. Yesterday (2:43) = Siamo arrivati al brano che reputo come il più riuscito di tutto l’album. È una canzone creata apposta per l’interprete che comunque resta ben fatta anche se Alan Walker sceglieva un altro cantante. Se in molti pezzi è la voce a salvare il brano, in questo caso il brano si salva da sé ma, con la voce giusta, si arricchisce di più. Trovo veramente azzeccata la scelta di far interpretare il pezzo ad Ali Gate, un cantautore canadese di musica Pop con un timbro molto profondo e particolare. La sua è la voce che ho apprezzato di più in tutto il disco, capace di portare il brano ad un livello superiore. La base è molto forte, ti cattura subito al primo ascolto per la melodia e per l’arrangiamento creato.E’ un’unione tra strumenti reali e l’Elettronica, un pezzo che unisce alla perfezione il Pop con l’EDM e presenta un ritornello molto orecchiabile che entra facilmente in testa. Brano di ottima fattura con un fortissimo potenziale radiofonico.
9. Land of the Heroes (2:58) = Se avete avuto la strana sensazione di un effetto dejavu ascoltando l’inizio del brano, è abbastanza comprensibile; si tratta infatti di una reprise, e quindi di una seconda parte, della prima traccia di questo disco. Il ritornello e la melodia, infatti, sono le stesse del brano d’apertura. Ma se “Welcome To Walkerworld” era in fin dei conti una semplice introduzione all’album, questa invece è una canzone a tutti gli effetti. Prende quello che abbiamo udito in apertura e lo trasforma in un brano dance, il che è interessante ma allo stesso momento trovo abbastanza discutibile la scelta di mettere questa canzone come penultima traccia anche perché non si lega molto bene con il pezzo precedente. Sinceramente, sarebbe stato più sensato mettere questa canzone subito dopo l’apertura, non solo per non dare all’ascoltatore la sensazione di qualcosa di già udito in precedenza, ma anche perché probabilmente avrebbe apprezzato di più il brano dato che l’arrangiamento è molto buono.
10. Darkride (1:52) = Siamo arrivati alla conclusione di questo progetto è come ultima canzone troviamo una breve traccia strumentale, molto insolita da parte dell’artista. In realtà non si tratta di un brano, ma di una semplice outro dall’aspetto molto cinematografico che unisce l’Elettronica con strumenti orchestrali. Sembra una soundtrack creata apposta per un film d’avventura ed è molto interessante. E’ un peccato che sia di breve durata, perché questa idea poteva essere sviluppata di più per trasformarla in una canzone.
Leonardo Marchese